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La mia Camera Oscura

Verso metà anno del 1973 accompagnato da un amico fotografo andai direttamente alla IFF di Firenze per comperare il mio primo ingranditore con certezza di caricarlo subito in macchina e portarmelo a casa. Purtroppo non fu possibile poiché erano pieni di prenotazioni (soprattutto dagli USA) tanto che il “mio” Unogon 6x9 mi fu spedito solo dopo 6 mesi. Da allora in tutte e quattro le abitazioni che si sono succedute ho sempre avuto “in casa” una stanza da dedicare alla camera oscura. A dire il vero ogni volta che per un qualsiasi motivo ho deciso di cambiare casa la prima cosa che mi veniva in mente e facevo, era di figurarmi dove poter mettere la CO.

 

Quando abitavo a Jesi in una grande casa di campagna avevo di proporzione anche una spaziosa CO dove entravano 6 ingranditori tra cui  due 13x18. Un terzo era in garage. Ora ho una stanza un po' più piccola e per i 13x18 non c’è posto, ma mi consolo con il dire che è un formato (bellissimo) ormai caduto in disuso.  La mia preferenza va agli ingranditori della IFF di cui ho un vecchio Colormix 6x9 (Polielettronica) con testa a colori modificata e semplificata, un Eurogon in formato 4x5”, un Duogon 6x9 e il vecchio Unogon 6x9. A parte quello a colori uso solo teste a condensatori.

 

Nel tempo ho avuto anche altre marche: un Lupa 13x18 a testa diffusa o condensatori e alcuni Durst (Laborator 138 - M700 - M670 Color). Con questa marca non è mai scattato un senso di coinvolgimento come invece con gli IFF.   Quello che ho trovato di apprezzabile negli IFF (ho solo modelli professionali) è la loro estrema semplicità, nel senso che c’è solo quello che serve senza inutili orpelli che più che essere utili ne complicano l’utilizzo. Inoltre questa semplicità e robustezza costruttiva permette anche di apportare quelle modifiche che nel corso del lavoro il singolo attore ritiene necessarie: come ad esempio la struttura per montare i filtri sotto l’ottica.

 

Uno dei miei 13x18 era un Ampliator, un vecchio modello appartenuto ad una tipografia che dopo un paio di passaggi è approdato nel mio garage. Vecchio si ma tenuto in modo impeccabile vista anche la robustezza intrinseca e i suoi 130 chili di peso. L’ho smontato tutto sino alla minima vite, pulito e ingrassato e alla fine messo in CO. Dopo meno di un anno ho cambiato casa e l’ho dovuto vendere. Purtroppo. Ma spero che chi lo ha preso ci si diverta. Questa premessa per dire una cosa: per smontare nei suoi tre componenti principali l’Ampliator (piede, colonna e testa) ci sono solo tre viti, e tolte quelle è possibile spostare le tre parti da un luogo all’altro e rimontarle o caricarle in macchina per il trasporto.  Quando ho dato via il Durst Laborator 138, nonostante l’aiuto di chi se lo è preso, non sono riuscito in due ore a smontarlo e il “poveretto” se lo è dovuto caricare in macchina con la testa mezzo smontata.  Non saremmo stati due geni, ma insomma una certa esperienza l’avevamo entrambi. Molto meglio gli IFF.

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→ Particolari della mia Camera Oscura

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